In implantologia la presenza di un’adeguata quantità di osso è di fondamentale importanza per un corretto inserimento implantare. Quando il volume osseo è deficitario occorre aumentarlo con tecniche di incremento che prevedono l’innesto di osso a blocco, l’espansione di cresta e la rigenerazione ossea guidata con l’utilizzo di membrane barriera. Quest’ultima tecnica, paragonata alle altre, consente di correggere tutti i tipi di difetti, orizzontali e verticali, poter applicare contestualmente l’impianto o rimandarne l’inserimento a guarigione ossea avvenuta, di utilizzare una sostituti ossei di diversa origine in forma particolata per i difetti minori, ed una miscela di sostituti ossei ed osso autologo particolato per i difetti maggiori, riducendo la necessità di dover prelevare grandi quantità di osso autologo, eliminando il secondo intervento per il suo prelievo e la conseguente morbidità ad esso associata. Inoltre, anche i tempi di guarigione sono ridotti, in quanto l’incorporazione dell’osso particolato è più veloce rispetto a quello in blocco. Le membrane possono essere anche utilizzate per prevenire o ridurre il riassorbimento dell’alveolo conseguente un’estrazione dentaria, in particolar modo quelle non riassorbibili in politetrafluoroetilene (PTFE) denso che possono essere lasciate intenzionalmente esposte nel cavo orale, a protezione di un innesto di biomateriale all’interno dell’alveolo, senza la necessità di doverle coprire con l’esecuzione di lembi a spostamento coronale che riducono il fornice e la banda di tessuto cheratinizzato, spostando la linea muco-gengivale. Con l’uso delle membrane in PTFE i tessuti rimangono al loro posto, e l’intervento risulta meno lungo e doloroso per il paziente nel decorso post-operatorio, non essendo necessario un secondo intervento per rimuovere queste membrane, che vengono semplicemente sfilate dall’alveolo con delle pinzette senza anestesia dopo circa 4 settimane.